Un esercizio spirituale, un atto di silenzio: è questo che sembra suggerire la poesia di Federico Tavan. Uno sforzo di rinuncia al proprio abito che ricerca uno spazio di pacificazione nella struttura conflittuale ed essenzialmente violenta del linguaggio. La visione assume quindi la forma di una fuga da se stessi, dalle abitudini percettive e comunicative che la vita contemporanea ha reso soffocanti e ripetitive. Siamo abituati a intuizioni altamente codificate dal pensiero individuale, ma allo stesso tempo è possibile una prospettiva alternativa dell’interpretazione, che lega la sua esistenza alle strutture percettive delle altre individualità. Un incontro/intersecazione di sistemi di lettura del reale attraverso l’occhio e la parola altrui.
“La visione abbozza ciò che il desiderio realizza quando spinge due pensieri verso quella linea di fuoco che li divide, quella superficie rovente dove essi cercano un compimento che sia identicamente lo stesso per entrambi, così come il mondo sensibile è di tutti. Quando facciamo del linguaggio un mezzo o un codice per il pensiero, noi lo distruggiamo, e ci precludiamo la possibilità di comprendere a quale profondità si muovano realmente le parole, come ci sia un bisogno, una passione di parlare, una necessità di parlarsi non appena si pensa, come le parole abbiano il potere di suscitare pensieri, come mettano sulle nostre labbra certe risposte di cui non ci saremmo creduti capaci, come ci insegnino il nostro pensiero.”
Cence titul è un film minuscolo, poco più che un omaggio alla poesia di Federico Tavan, che incorpora una base teorica che parte dal pensiero di Barthes e Merleau-Ponty per arrivare all’etica di Cora Diamond. Vuole essere un piccolo momento di vuoto suggerito da una visione che cerca di costruirsi a partire dallo sguardo dell’altro.
credits
released June 13, 2018
Composition, Recording, Mastering: Alessandro Gentili
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